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Spilimbergo

Cittadina del Friuli-Venezia Giulia, sita presso il fiume Tagliamento in provincia di Pordenone.

Spilimbergo prende nome dai conti carinziani Spengenberg che qui si installarono intorno all'XI secolo.

Il primo documento che riporta il nome del castrum de Spengenberg è del 1120, ma la storia del sito è ben più antica, ubicato com'era in prossimità della strada romana che, attraverso il Tagliamento, congiungeva Sacile a Gemona e perciò alla Germania. La presenza inoltre del castelliere di Gradisca sul Cosa ci attesta una millenaria continuità abitativa.

La storia del borgo si confonde con quella dei Signori che erano tra i più ragguardevoli della regione e "ministeriales" del Patriarca di Aquileia.

La città, nel medioevo, fu un importante centro di transito e di commerci, prospera e florida tanto che, per contenere una popolazione sempre più crescente, ivi comprese moltissime famiglie di lombardi, di fuoriusciti toscani e di ebrei, dovette dotarsi, in rapida successione, di ben tre cinte murate.

Il 4 ottobre 1284 Walterpertoldo II, signore del luogo, pose la prima pietra del duomo che oggi è il più insigne monumento romanico-gotico del Friuli-Venezia Giulia. In quegli anni venne anche costruito il Palazzo del Daziario, la Casa del Capitano e la Loggia o Pergola, sede di rappresentanza dei giusdicenti, poi granaio, prigione, teatro e, ai giorni nostri, residenza municipale.

Il 10 Agosto 1326 i nobili fratelli Bregonia e Bartolomeo promulgarono lo "Statuto della Terra di Spilimbergo", un corpus di norme giuridiche e di comportamento per ogni aspetto della vita sociale, in cui ancora primeggia la legge della forza sulla forza della legge; sei anni prima, il 2 dicembre, era avvenuta una divisione dei beni della casata comitale che si scisse in due tronconi detti "di sopra" e "di sotto", il cui confine territoriale era l'attuale asse viario corso Roma-via Cavour che corre dal castello a Tauriano e che ancora determina il lato nord e sud della città.

 

Nel 1420 la città, come peraltro tutta la Patria del Friuli, passò sotto il dominio della Serenissima e ne seguì le sorti con alterne fortune. Tra il XVI e il XVII secolo cominciano ad emergere famiglie di ragguardevole censo ed ingegno come i Balzaro, i Monaco, gli Stella, i Cisternini, i Fannio, i Santorini che diedero alla città un'impronta tipicamente borghese.

Nel XV e XVI sec. Spilimbergo conobbe il suo massimo splendore: vi operarono diversi artisti di valore tra cui gli allievi di Vitale da Bologna che lasciarono in Duomo un ciclo di affreschi di oltre 500 mq, Zenone, Pilacorte, Marco Cozzi, il Pordenone, Amalteo, Narvesa e qull'Irene che, pur morta giovanissima, ebbe fama di valente pittrice e fu allieva del Tiziano.

D'Irene di Spilimbergo si conserva un ritratto, che passava per opera di Tiziano, a lui assegnandolo il Vasari.

Tra i letterati si ricordano Domenico Cancianini, Eusebio Stella e Bernardino Partenio che vi creò un Accademia dove si insegnava in modo molto approfondito lettere latine, greche ed ebraiche.

Il castello di Spilimbergo ospitò sovrani fra i quali, nel 1532, l'imperatore Carlo V e alti prelati di passaggio per il Friuli

Col trattato di Campoformido del 1797 Spilimbergo passò all'Austria e in quegli anni tumultuosi anche qui si manifestarono fermenti liberali di notevole interesse. Alcuni Spilimberghesi infatti, furono in prima linea a partire dal 1848/49, specialmente con Gian Battista Cavedalis e Leonardo Andervolti che ricoprirono un ruolo importantissimo nella resistenza contro gli Austriaci a Osoppo e a Venezia. 

Nel 1866 la Regione venne annessa al Regno d'Italia. 

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